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Review This Story || Author: Marco

Sara

Part 1

Sara

Sara

 

 

Mi chiamo Sara, ho ventidue anni e studio Lettere e Filosofia qui a Milano. Mia madre è francese, mio padre  italiano. I miei genitori vivono e lavorano a Nizza, la citta’ in cui e nata mia madre, ed in cui sono nata anche io.

Finito il liceo, mi sono trasferita in Italia per frequentare l’universita’. Desideravo conoscere meglio il paese di mio padre e così ho preferito Milano a Parigi. Parlo correttamente l’italiano oltre al francese, percio’ non ho problemi di lingua.

 

Sono alta un metro e sessantasette centimetri, ho i capelli biondi e lisci, li porto lunghi ben oltre le spalle. Sono magra. Il mio fisico è snello ed atletico.

Ho sempre praticato sport in Francia: pallavolo, nuoto, e ginnastica artistica. Ora, per tenermi in forma, frequento abitualmente la piscina di un circolo sportivo vicino casa, qui a Milano. Ci vado tre volte a settimana, e nuoto per un’ora e mezzo ogni volta.

Anche se non spetta a me dirlo, sono una ragazza molto carina: le mie gambe sono lunghe ed affusolate; ho il ventre piatto, ho i seni piccoli ma sodi e un sedere alto e tondo. Le linee del mio viso sono delicate, i tratti del mio profilo regolari; ho gli occhi color nocciola e due deliziose fossette sulle guance.

 

Qui a Milano dicido da piu’ di due anni un appartamento, in periferia, con Marika che ha la mia stessa eta’ e che studia medicina. Il suo sogno è diventare chirurgo. La sua famiglia, composta da padre, madre, e due sorelle piu’ piccole, risiede a Trieste.

Con Marika divido a meta’ tutte le spese di casa: l’affitto, la luce, il gas ed il condominio.

Andiamo molto d’accordo forse perché siamo molto diverse. Io sono dolce, pigra e a volte pasticciona: ho la tendenza a perdermi in un bicchier d’acqua. Marika invece è severa, precisa ed ha una personalita’ molto forte: affronta ogni sfida a viso aperto, non si tira mai indietro, e nei momenti difficili è molto generosa: offre aiuto e conforto senza chiedere nulla in cambio.

 

Ho un ragazzo a Nizza, si chiama Didier. Ha due anni piu’ di me e lavora come programmatore in una ditta di computer. E’ alto, biondo, e stiamo insieme da sempre; è l’unico ragazzo con cui sono stata in vita mia.

Marika invece è lesbica ed è una femminista convinta. Il pomeriggio in cui ci siamo conosciute, abbiamo risposto lo stesso giorno al medesimo annuncio sul giornale per l’affitto dell’appartamento, ha messo subito in chiaro questo punto.

 

Mi sono sentita immediatamente conquistata dalla sua forza d’animo, dalla schiettezza, e dal coraggio con cui affronta i destini del mondo.

 

Tutto è cominciato quattro mesi dopo l’inizio della nostra convivenza. Avevamo istituito dei turni per pagare l’affitto e le bollette: un mese lei, un mese io; ed anche oggi ci regoliamo così.

Era fine Aprile.

Didier veniva in Italia per la prima volta, aveva voglia di vedere la citta’ e di divertirsi il piu’ possibile. Chiesi a Marika di lasciarmi l’appartamento per i cinque giorni in cui sarebbe rimasto. Lei fu felice per me e senza esitare o fare storie acconsentì. Mise poche cose in uno zainetto e si trasferì da una sua amica.

Così, Didier ed io, abitammo insieme.

Trascorremmo le giornate in giro su e giu’ per Milano dividendo il nostro tempo tra locali, discoteche, cinema e ristoranti, togliendoci ogni sorta di capriccio.

 

Solo dopo la sua partenza contai i miei soldi e mi resi conto di aver speso quasi tutto. Non evevo piu’ un euro in tasca per le bollette e l’affitto.

Ero mortificata. Ero rimasta al verde. Dovetti confessarlo a Marika quando torno’.

 

Il padrone di casa venne (giustamente) a reclamare i suoi soldi ed arrivarono puntuali i bollettini di luce e gas. Marika dovette sborsare di tasca sua e fu costretta a rinunciare ad un viaggio a Parigi che aveva programmato con una sua amica.

 

Tutto accadde una sera nei giorni successivi a questo piccolo disastro che avevo combinato.

Marika ed io ce ne stavamo sole solette in casa. Non aspettavamo visite. Fuori pioveva a dirotto; il cielo era color buio piombo, tenevamo le luci soffuse e un cd di musica classica a basso volume sullo stereo acceso.

 

“Sara, toglimi una curiosita’…come hai potuto sperperare tutti i soldi dell’affitto e delle bollette in soli cinque giorni?” mi domando’ ad un certo punto.

 

Non era arrabbiata. Il tono della sua voce era suadente. Indagatore. Quasi seducente per certi aspetti. Ricordava un po’ quello dell’ispettore Derrik. Gentile, affabile, ma inflessibile.

 

“Scusa Marika, non ci ho proprio pensato; avevo la testa tra le nuvole mentre spendevo, ma non preoccuparti, i prossimi due mesi paghero’ io l’affitto e tutte le bollette. Ho telefonato a mio padre e lui mi ha fatto un accredito in banca.” le spiegai.

 

“Il tuo difetto, Sara, è che manchi di disciplina. Sei una ragazza viziata.”

 

Marika mi rimprovero’ con aria dolce ma decisa. A me sembro’ di essere tornata bambina a stare lì davanti a lei.

 

“Per colpa della tua sbadataggine, ho dovuto rinunciare al viaggio a Parigi.” disse.

 

“Lo so, e mi dispiace molto.” le dissi io.

 

“Secondo me, meriti una punizione.” furono le sue parole.

 

Non credevo a quello che diceva. Rimasi a guardarla, ferma come una statua di sale. Il cuore prese a battermi forte. Una punizione? Mi domandai. Mi pareva assurdo, e che tipo di punizione? Una punizione corporale? Eppure qualcosa in me, una parte di me stessa, nascosta nel profondo, desiderava vedere cosa sarebbe successo.

 

Guardai Marika. Era bella; portava i capelli castani tutti perfettamente tirati dietro la nuca, legati con una coda precisa. Gli occhi azzurri avevano un’espressione decisa, la bocca, piccola a forma di cuore, aveva assunto una smorfia molto sexy.

 

“Cosa vuoi che faccia?” le domandai.

 

Stavolta quasi non credevo alle mie, di parole.

Marika non perse tempo, si mise seduta sul divano.

 

“Vieni qui; sdraiati a pancia sotto sulle mie ginocchia, ti daro’ una bella sculacciata.” Disse.

 

Sorrise soddisfatta. Come se mi avesse detto la cosa piu’ normale del mondo.

Rimasi sorpresa, ero incerta. Non sapevo cosa fare. C’era qualcosa di seducente in quel momento in lei.  Non sono mai stata particolarmente attratta dai corpi femminili, ci avevo pensato a volte, nelle mie fantasie piu’ segrete, come capita a molte ragazze, ma la mia coinquilina in quel momento era davvero affascinante, ed il senso di colpa per averle fatto perdere il viaggio a Parigi mi tormentava. Mi sentivo in debito con lei. Volevo ripagarla in qualche modo.

Fisicamente Marika non è proprio bellissima. Piu’ bassa di me, non pratica sport, e forse è leggermente in sovrappeso. Non si trucca mai. Non bada troppo alla moda, il suo stile nel vestire è sobrio. Pero’ nell’insieme è carina. Molti ragazzi, non conoscendo i suoi orientamenti sessuali, l’hanno corteggiata, ma sempre invano, da quando la conosco.

 

“Allora?” mi domando’ “Accetti la tua punizione?”

 

“Sì” le dissi io.

 

Il mio fu quasi un sussurro. Una voce che proveniva da una parte nascosta di me stessa.

Mi mossi e mi sdraiai a pancia sotto sulle sue ginocchia. Il sedere in alto, il viso rivolto alle dozzinali mattonelle del pavimento. Non ero mai stata sculacciata in vita mia. Ero curiosa ed incredibilmente mi sentivo eccitata. La mia micetta si stava svegliando.

Marika mi afferro’ i pantaloni per l’elastico, ne indossavo un paio della tuta, e me li tiro’ giu’ a meta’ delle cosce.

 

“Che fai?!” le domandai voltando il viso indietro appena un po’.

 

“Riceverai la tua punizione a culo nudo, Sara.” disse lei, semplicemente. Sorridendo.

 

Così dicendo mi afferro’ le mutandine, ne portavo un paio di cotone, tutte rosa, molto carine, e le abbasso’ con un gesto deciso.

 

“Oh no!” protestai, non troppo convinta in verita’ “Ti prego non così, mi vergogno!” le dissi, mentre diventavo rossa come un peperone.

 

“Silenzio” fece Marika “questo è il modo migliore di sculacciare le ragazze viziate.”

 

Sicuramente era un’esperta di queste situazioni. Chissa’ quante volte aveva sculacciato le sue amanti. Pensai. Piu’ che una punizione era certamente un gioco erotico. Tutto da scoprire.

 

Rimanemmo lì, come sospese nel tempo; la tensione era palpabile nell’aria. Era un momento bellissimo. Tutto da gustare.

Trascorsero una manciata di secondi, silenziosi e carichi d’attesa. Poi tutto accadde.

 

La tensione come per magia si dileguo’. Marika comincio’ a colpire il mio sedere nudo.

Colpiva con la mano aperta e ci sapeva fare. Le sculacciate non erano forti, ma molto precise e cadenzate. Presto il sedere comincio’ a bruciarmi e presi a piangere come una bambina e a chiderle di smettere.

Ero anche eccitata pero’. Enormemente. Mi sentivo tutta bagnata. Un po’ per la punizione, un po’ per la mia nudita’. Cominciai anche a muovermi per cercare di sottrarre il mio culetto ai colpi e così le regalai alcuni interessanti scorci della mia micetta.

Marika non si fece impietosire. Non bado’ alle mie dolcissime lacrime, e continuo’ a colpire. Era consapevole di quanto mi fossi eccitata. Ed era eccitata a sua volta.

La sculacciata duro’ in tutto dieci minuti. Alla fine il mio culetto era in fiamme.

 

“Ora ringraziami” disse, alla fine.

 

“Grazie Marika” feci io. Il mio visino sconquassato dai singhiozzi.

 

Mi tirai su. Avevo ancora le mutandine abbassate e le concessi la visione, stavolta totale, della mia micetta tutta bionda. Marika sorrise e sembro’ apprezzare.

 

“Ora vai in camera tua” mi disse “ti chiamero’ quando sara’ pronta la cena.”

 

Mi voltai mostrandole il culetto tutto rosso, poi mi tirai su le mutandine ed i pantaloni della tuta ed andai in camera mia. Fui confinata in punizione proprio come una bambina cattiva. Mi sdraiai sul letto a pancia sotto, mi abbassai di nuovo la tuta e le mutandine e rimasi con il sedere scoperto, la porta chiusa. Non potei fare a meno di toccarmi. Raggiunsi quasi subito un poderoso orgasmo. Pensai che anche Marika si stesse toccando, con le mani infilate nelle mutandine, in camera sua. Questo pensiero mi mando’ in estasi.

 

Da quel giorno, Marika, mi sculaccia con una certa regolarita’.

Succede sempre per piccole cose; dimenticanze, errori di poca importanza: per il disordine che lascio dentro casa quando non lavo i piatti e li abbandono ammonticchiati nel lavello, oppure quando dopo la doccia lascio il bagno sottosopra, l’accappatoio in giro, il pavimento bagnato. Quello delle sculacciate è un gioco erotico che abbiamo inventato e che eccita e soddisfa da moririe tutte e due.

A volte sono io che la provoco deliberatamente. Per ricevere la punizione che merito.

 

Una volta, lo scorso anno, d’estate, eravamo in piscina. Non quella che frequento abitualmente per fare sport. Era la piscina di un grande albergo dalle parti di Bolzano. Eravamo in gita un finesettimana per rilassarci un po’ ed avere una tregua dal caldo insopportabile che assediava Milano.

 

Indossavo un costume nuovo a due pezzi. Lo avevo comprato due giorni prima in un negozio del centro. Era nero e mi stava benissimo. Metteva perfettamente in risalto il mio ventre piatto e le curve del mio sederino. Vidi due ragazzi entrare dal cancelletto e li vidi mettersi seduti a bordo vasca. Erano indiscutibilmente belli. Alti, con i capelli neri, sui venticinque anni. Mi misi a fere un po’ la civetta, non che m’interessassero, sono fedele a Didier, ma il mio obiettivo era provocare Marika.

 

Incontrai per un paio di volte lo sguardo di quei due, poi mi girai a pancia sotto sul lettino. Il costume, attillato e sexy rendeva il mio culetto davvero provocante. Con la coda dell’occhio mi accorsi che i ragazzi avevano gradito il mio cambio di posizione. Sorridevano e si davano di gomito.

Marika, sdraiata sul lettino vicino al mio, si accorse della mia manovra e mostro’ una certa insofferenza. Prese a sfogliare rapidamente le pagine della rivista di musica e spettacolo che stava leggendo.

 

“Ho sete, vado a prendere delle bibite.” le dissi poco dopo.

 

“Va bene Sara.” fece lei un po’ seccata.

 

Mi alzai e camminai lentamente; invece di imboccare il vialetto davanti a me, circumnavigai la piscina, passando deliberatamente davanti ai due ragazzi.

Li oltrepassai e riuscii a percepire il loro sguardo eccitato che puntava sul mio sedere. Nel bar dell’albergo comprai due bibite e tornai indietro. Ripassai davanti a quei due, camminando lentamente, con aria provocante. Poi mi stesi di nuovo accanto a Marika.

 

“Potresti smetterla di comportarti come una sgualdrina? Ti ricordo che hai gia’ un ragazzo” mi fece.

La sua irritazione era salita. Ero molto eccitata.

 

“Ho caldo, sono in vacanza, e faccio il cazzo che mi pare!” le dissi, per completare l’opera.

 

“Va bene signorina, te la sei cercata. Se vuoi comportarti come un’insolente puoi farlo quando io non ci sono. Ma quando sono presente non tollero certi atteggiamenti e tantomeno il turpiloquio. Sarai punita.” Disse posando in terra la rivista che stava sfogliando.

 

Erano le parole che volevo sentire. Non vedevo l’ora di trovarmi stesa sulle sue gambe e di essere sculacciata. Marika mi avrebbe portato su in camera, si sarebbe seduta sul letto e lì avrei ricevuto la mia giusta punizione.

Mi sbagliavo. Marika aveva in mente qualcosa di ancora piu’ eccitante.

 

“Vieni sulle mie ginocchia” disse mettendosi seduta sul lettino “riceverai qui, davanti a tutti, la tua punizione.”

 

“Cosa?!” le dissi sbalordita. “C’è gente!” feci guardando attorno.

 

Sul bordo della piscina sostavano, oltre ai due ragazzi, una decina di persone. Due coppie adulte e alcuni anziani, nessun bambino o minorenne.

 

“Muoviti Sara o la tua punizione raddoppiera’” si limito’ a dire Marika.

Aveva lo sguardo eccitato. Non vedeva l’ora di avermi a culo nudo, sdraiata sulle sue ginocchia.

 

“Ma, mi vedranno tutti. Mi vergogno! Ti prego andiamo in camera” le dissi.

 

“Se hai avuto il coraggio di fare la civetta, avrai anche il coraggio di ricevere la tua punizione in pubblico. E in fin dei conti non mi sembra una cosa così grave, ti vedranno solo il culetto.”

 

“Ma…”

 

“Muoviti” disse tagliando corto.

 

Mi alzai lentamente, e presi la consueta posizione sulle sue ginocchia. Diventai rossa fino alla punta delle orecchie per la vergogna. Le persone presenti si girarono tutte verso di noi incuriosite.

 

Marika afferro’ le mutandine del mio costume per l’elastico e con un gesto rapido le tiro’ giu’, fino alle ginocchia. Mi scoprì il culetto davanti a tutti i presenti. Molti risero. Pensai che sarei morta per la vergogna. Dopo alcuni istanti che mi parvero interminabili, Marika comincio’ a sculacciarmi. Colpiva le mie terga come se niente fosse, davanti a tutti. Mi sforzai di resistere, di tenere duro, per orgoglio, ma poi dovetti cedere: cominciai a lamentarmi e a piangere e a chiderle di smetterla. Ovvio ero anche eccitatissima.

Le persone presenti si avvicinarono e formarono un piccolo capannello. Erano ad un paio di metri da noi. Serrai per un momento le natiche. Sentivo tutti gli occhi dei presenti fissati sul mio culo.

 

“Ma quanti anni ha la sua amica?” domando’ una signora anziana rivolgendosi a Marika.

 

“Ventuno” rispose Marika fermando per un momento la sculacciata.

 

“E a ventuno anni si prende una sculacciata?” domando’ quell’impicciona.

 

“Certo. Se lo è meritata.” Rispose la mia amica. “Si è comportata in maniera molto maleducata.” aggiunse.

 

Molti risero. I due ragazzi di prima gurdavano increduli ed eccitati.

 

“E’ giusto!” sentenzio’ un signore sulla cinquantina. “Le ragazze di oggi sono maleducate. Non hanno freni, pensano di poter fare tutto quello che vogliono.”

 

“E’ vero. Ai miei tempi le ragazze sapevano come comportarsi” disse una signora sulla sessantina.

Incredibile. Marika aveva riscosso successo. Aveva ottenuto l’approvazione dei prsenti.

 

“E quante sculacciate le darai a questa signorina insolente?” domando’ un’altra signora, grassa, con un paio d’occhiali da sole fuori moda, e l’aria invidiosa.

 

“In genere la sculaccio per dieci minuti” disse Marika.

 

Tutti risero. Poi la mia amica riprese a colpire il mio sedere sotto lo sguardo eccitato e divertito degli astanti. Furono i dieci minuti piu’ lunghi (e piu’ eccitanti) della mia vita.

 

“Basta così” fece poi.

 

Scatto’ un applauso spontaneo delle persone lì presenti. Ero eccitata da morire ed umiliata come non mai. Dovevo essere un vero spettacolo: una ragazza carina, di ventun anni, piegata col culetto tutto rosso. Ero sicura che anche tutti i presenti si fossero eccitati, uomini e donne. Mi tirai su lentamente. Cercai di coprirmi come potevo, mi affrettai a tirarmi su il costume ma sicuramente riuscirono a vedermi nuda anche davanti almeno per qualche istante.

 

“Torna in camera Sara. Ti raggiungero’ piu’ tardi.”

 

“Sì” dissi io, sollevata all’idea di togliermi dall’imbarazzo.

 

Camminai a testa bassa mentre le persone lì presenti ridacchiavano divertite. Tornai in camera, mi sdraiai sul letto e mi toccai. Raggiunsi subito l’orgasmo.

 

Didier non sa niente di questo giochino delle sculacciate che c’è tra Marika e me. E’ un nostro segreto e tale rimarra’. Un segreto fra noi ragazze. La cosa incredibile è che tra Marika e me non c’è mai stato niente di fisico, nemmeno un bacio. Solo un legame forte e sincero una vera amicizia, considero Marika la mia migliore amica, e, appunto, qualche sculacciata.

 

La mia macchina è una Micra. Usata ma tenuta in ottime condizioni. Marika non possiede un’automobile, non ha nemeno la patente. Un pomeriggio eravamo imbottigliate in mezzo al traffico; una delle sue ragazze, Alina, ci stava aspettando. Aveva sostenuto un provino in un’agenzia di moda dalla parte opposta della citta’, e Marika ed io, con la mia Micra, stavamo andando a prenderla. Alina avrebbe cenato a casa nostra.

Ad un certo momento un vigile allungo’ la sua paletta rossa e mi fece cenno di accostare. Si avvicino’, abbassai il finestrino e mi chiese i documenti. Controllo’ scrupolosamente patente e libretto e si accorse che la mia macchina non aveva passato la revisione. Mi ero completamente dimenticata. Mi fece la multa e fui costretta ad entrare in un’officina, lì vicino, per mettermi subito in regola. Così perdemmo piu’ di un’ora. Alina fu costretta prendere un taxi per arrivare a casa nostra.

Prima di cena, Marika, volle tornare sull’argomento.

 

“Per colpa della tua dimenticanza, Sara, Alina è stata costretta a prendere un taxi e a spendere 50 euro.”

 

“Lo so, mi dispiace, posso restituirti i soldi, Alina” dissi io.

 

“Oh, non preoccuparti” mi disse subito la modella.

 

“Non è per i soldi, è per il principio.” puntualizzo’ Marika. “Penso tu debba essere punita, Sara.”

 

Mi sentii confusa. Sarei stata punita alla presenza della giovane modella? Mi chiesi se Alina fosse al corrente delle sculacciate, e se anche lei ne avesse mai ricevute da Marika. Decisi di stare al gioco.

 

“Sì Marika, puniscimi” borbottai ad occhi bassi.

 

“Visto che hai danneggiato Alina, sara’ Alina stessa a punirti!” sentenzio’ Marika, sorprendendomi ancora una volta.

 

Guardai Alina che sorrideva maliziosamente. Era davvero bella: brasiliana, di venticinque anni, mulatta, la pelle liscia, le cosce tornite, le labbra carnose, i capelli ricci e neri. Aveva mani lunghe ed affusolate, le unghie molto curate e dipinte di rosso.

 

“Accetti di essere sculacciata da me?” mi domando’.

 

“Sì Alina.” le dissi senza esitare.

 

Alina si mise seduta sul divano. Io, sotto lo sguardo eccitato di Marika, presi la consueta posizione, sulle ginocchia della modella.

Alina mi sgancio’ i jeans e me li abbasso’. Poi mi tiro’ giu’ le mutandine. Diventai tutta rossa per la vergogna, non mi sono mai abituata a stare a culo nudo, è una cosa che mi imbarazza tantissimo anche oggi, ma che mi eccita da morire. Fa parte della mia punizione.

 

Dopo un momento di esitazione Alina comincio’ a sculacciarmi. I suoi colpi erano piu’ radi ma piu’ forti di quelli che mi da Marika. Come sempre cercai di resistere e come sempre dopo un po’ dovetti cedere: cominciai a singhiozzare e a chiederle di smetterla. Ovviamente ero uno spettacolo. Marika ed Alina erano eccitate da morire. Anche io lo ero. Il pensiero di essere sculacciata da quella bellissima modella brasiliana mi stava mandando sulla luna per la felicita’.

 

La mia punizione duro’ per i consueti dieci minuti. Alla fine il mio culetto era tutto rosso come sempre capita in queste occasioni. Poi Marika mi diede il permesso di alzarmi. Anche in questa circostanza mostrai la mia micetta, prima di tirarmi su le mutandine ed i jeans. Poi fui congedata. Andai in camera mia, chiusi la porta e infilai una mano nei jeans fin sotto le mutandine. Mi toccai e venni per due volte di fila, mentre immaginavo che in salotto Alina e Marika si stessero baciando eccitate.

 

Quelle che ho raccontato sono solo alcune tra le sculacciate piu’ eccitanti e divertenti che ho ricevuto da Marika. Ce ne sono state altre…

Marika continua a sculacciarmi di tanto in tanto, e ogni volta che ho ricevuto una sculacciata non vedo l’ora che ne venga un’altra!

 

 

 

 

 

 

 

 


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